Vi riproponiamo un’ intervista concessa al portale prontopro
Come si è sviluppata la tua carriera? Come sei passato dall’essere un aspirante fotografo ad essere un professionista?
Avevo 14 anni quando mi sono avvicinato per la prima volta a questo mondo. Con sacrifici, ho conquistato la mia prima reflex di cui conservo gelosamente i primi scatti.
Ho trascorso la mia adolescenza a coltivare la mia passione fino a quando ho deciso di abbandonare gli studi universitari per dedicarmi esclusivamente ad essa. Dunque, iniziai con un master in fotografia professionale con estrema soddisfazione, diplomandomi con il voto più alto di quell’anno e di tutti gli anni precedenti. Da allora, un crescendo! Il 13 gennaio 2012, a soli 21 anni, sono diventato imprenditore di me stesso, facendo sì, quindi, che quella che fino ad allora fosse solo una passione, sarebbe diventato anche il mio lavoro. Da allora ad oggi, un successo dopo l’altro..e..non mi fermerò qui!
Quali sono gli strumenti più importanti per il tuo mestiere?
Beh… credo che parlare di strumenti sia troppo riduttivo, come parlare di un microfono per un cantante. Personalmente ho iniziato con una reflex semi-pro, un obiettivo fisso e delle normalissime lampadine, eppure riuscivo a dare alle prime foto uno stile mio, un’ interpretazione mia. Approfitto per criticare fortemente coloro che ad esempio gareggiano per acquistare la macchina fotografica con più megapixel. L’attrezzatura deve essere, come in tutte i lavori, proporzionata all’utilizzo finale, non ha senso avere un sensore da 50megapixel se si lavora solo con immagini in bassissima risoluzione per il web.
Ricollegandomi alla domanda credo che anziché parlare di strumenti sia più interessante parlare di caratteristiche importanti per questo mestiere: passione, tecnica e sensibilità‘. A queste, al fine di fare della propria passione un lavoro serio, bisognerebbe affiancare intraprendenza, professionalità e personalità cercando di spingersi sempre oltre con la creatività e la ricerca personale.
Ritieni che sia importante il videomaking per un fotografo, di questi tempi?
Credo che un buon fotografo si adatti velocemente al videomaking data la similitudine di elementi come Illuminazione, concept, emozioni, inquadrature ecc. Definirei un video come tante fotografie in movimento.
Entrare in contatto con elementi nuovi come il movimento, il montaggio e la scelta sonora è stato per me molto stimolante ma ci tengo a precisare che questi rappresentano soltanto uno strumento per arrivare allo stesso fine: suscitare un’emozione importante per l’osservatore.
Inoltre credo che il video abbia una notevole forza in termini marketing, rappresenta un rafforzativo delle immagini. A prima vista, data la lunghezza, potrebbe sembrare meno immediato di una foto singola ma l’interazione di più sensi (Vista e udito), invece, è capace di suscitare emozioni più intense e durature nel pubblico, quindi un vantaggio in termini di acquisizione di nuovi potenziali clienti.
E per concludere… fotografia, è arte?
Si penso che la fotografia sia arte e come accade per tutte le forme d’arte è soggetta ad interpretazioni, stili e tecniche molto diversi tra loro (per fortuna!).
D’ altro canto penso che, sulla base della mia esperienza, nel campo pubblicitario debba esserci soprattutto la consapevolezza che bisogna trasmettere un valore commerciale all’oggetto tramite la fotografia, quindi non si può prescindere dalle strategie di marketing aziendali.. Per contribuire al successo delle aziende bisognerebbe essere meno filosofi e più imprenditori, capire che bisogna moderare il concetto d’arte personale e migliorare le emozioni grazie alle quali il cliente è proiettato alle vendite! Se poi i due aspetti tenderanno a coincidere, allora saremo di fronte alla massima espressione personale!